Recensione: “L’Ultimo Cavaliere” di Stephen King Alessio Ilari, Febbraio 6, 2017 “La saga della Torre Nera è la madre di tutte le mie storie, il grande contenitore della mia opera”, così Stephen King definisce la sua saga iniziata in gioventù e finita dopo 30 anni. L’Ultimo Cavaliere è il primo degli otto romanzi della Torre nera. È un’opera dal genere molto particolare, un mix tra fantascienza, fantasy, western e horror. Il protagonista è Roland di Gilead, l’ultimo cavaliere, leggendaria figura di eroe solitario. Un personaggio che, ha detta dello stesso scrittore, è stato ispirato dal film Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Come una sorta di Clint Eastwood è infatti abile con i revolver, astuto e coraggioso. Quando la situazione lo richiede è però anche freddo e crudele. La sua missione è quella di arrivare ad una misteriosa Torre proibita. Per farlo, dovrà riuscire a catturare, vivo o morto, un enigmatico uomo vestito in Nero. Il viaggio che dovrà compiere avverrà in un mondo in decadimento, dove la Terra è coperta dalle rovine e dai rottami di una società evoluta ormai scomparsa e gli animali sono affetti da inspiegabili mutazioni. Roland, il nostro protagonista, è praticamente l’unico vero personaggio che lo scrittore ha sviluppato in questo volume. Stephen King, infatti, incentra tutta la storia su di lui, lasciando davvero pochissimo spazio agli altri personaggi che risultano essere quasi comparse nella narrazione. Una scelta coraggiosa e difficile, che mostra dei limiti nell’Ultimo Cavaliere. Infatti, se paragoniamo quest’opera a Misery, dove i protagonisti erano due ( Paul Sheldon e Annie Wilkes ), si nota subito come l’abilità narrativa sia superiore. Tra alti e bassi Ho iniziato a leggere questa saga con un approccio non troppo critico. L’Ultimo cavaliere è stato scritto da Stephen King in giovane età, un dettaglio che si riflette sulla qualità della scrittura del romanzo. Sono palesi alcuni errori dello scrittore che non ho riscontrato in altre sue opere come Shining, Doctor Sleep o Misery. La prima parte del libro è abbastanza fluida e riesce a scorrere bene. La confusione e l’approssimazione arrivano nella seconda parte, quando il romanzo volge verso quello che sarà il finale. L’autore infatti inizia una narrazione non lineare, compiendo alcuni errori evidenti: descrizioni strane e poco convincenti, punteggiatura tralasciata in alcune frasi, storia confusionaria. Per farvi capire meglio cosa voglio dire, vi scrivo una frase estratta dal libro: “Aveva viaggiato a bordo di automobili e una volta il suo grigio genitore aveva filato a centosessanta sull’autostrada del New Jersey ed era stato fermato da un poliziotto che aveva ignorato il biglietto da venti offertogli da Elmer Chambers assieme alla patente e lo aveva multato lo stesso”. In questo passo non mi convince né la descrizione di ciò che sta accadendo né la punteggiatura, che è praticamente inesistente, sostituita da un uso smodato delle congiunzioni. L’ultimo cavaliere, totalizza più punti negativi che positivi, tuttavia la storia ha spunti interessanti, così come il suo protagonista, Roland di Gilead. Sentendo svariate opinioni, tutte concordano su come l’opera decolli dal 4 volume. Ho deciso di tenere duro, invogliato dalla trama, per scoprire se questo bocciolo si schiuderà in un bellissimo fiore. Book Corner Libri l'ultimo cavalierela torre nerarecensionestephen king