Silence, la recensione del film di Martin Scorsese Alessio Ilari, Gennaio 24, 2017 Silence è un film di Martin Scorsese basato sul romanzo Shûsaku Endô, scritto nel 1966, racconta la storia di due missionari cattolici, Padre Rodrigues e Padre Garupe (Andrew Garfield e Adam Driver), che decidono di recarsi in Giappone quando si perdono le tracce del loro mentore Padre Ferreira (Liam Neeson), accusato inoltre di aver abiurato. Siamo nel 1600, all’inizio del periodo Tokugawa. Lo shogunato perseguita i cristiani, torturando e uccidendo preti e fedeli. Quando i due missionari sbarcano in Giappone trovano piccoli gruppi di cristiani ormai abituati a pregare di nascosto nel cuore della notte. Le varie comunità non dialogano tra loro e non hanno più preti a celebrare i riti religiosi. Dio non si vede nei villaggi, è nascosto in piccoli crocifissi, in icone nascoste dietro i mobili, in minuscoli artefatti, ideali per non essere visti e contrabbandati nel paese. L’inquisizione, feroce e sanguinaria, ha smesso di uccidere i cristiani. Ora usa la tortura come arma di ricatto per fare abiurare i due preti. L’abiura richiesta è una formalità: calpestare una mattonella con il volto di Cristo. Un gesto però che ha l’obiettivo di tagliare le radici ad un misticismo che potrebbe cambiare completamente la visione spirituale del popolo giapponese. Nell’ottica dell’inquisitore Inoue Masashige, infatti, il cristianesimo mette in serio pericolo lo shogunato e i suoi progetti per il Giappone. Comprendere il silenzio La pellicola si apre con uno schermo nero, fruscii di piccoli rumori della natura, un brusio che cresce lentamente fino a tacere d’improvviso lasciando posto al titolo “Silence”. Una scena che ha fatto cadere in un silenzio quasi irreale tutta la sala cinematografica dove mi trovavo. Un inizio che mi ha catturato nel profondo, cogliendomi impreparato. La pellicola è lenta, ma a me non lo è sembrato affatto. Un film maestoso, con la sua aura solenne e le sue inquadrature incredibilmente evocative. Scene dure, drammatiche, che fanno riflettere. Il tema affrontato è molto delicato, si parla di fede, di Dio, di conversione nei confronti di un popolo che ha un culto completamente diverso da quello occidentale. Nonostante le differenze, il messaggio di speranza cristiano aveva fatto breccia in tanti contadini e pescatori, oppressi da un regime totalitario che li considerava come bestie. La speranza di una vita migliore, di un Paradiso dove andare, di una vita eterna dove loro non fossero più gli ultimi. Questo aveva riempito i loro cuori di fede. Il film ruota intorno alla religione, ma ancor di più alla spiritualità, quella pura, non contaminata dai dettami religiosi. Martin Scorsese ci mostra la natura dell’uomo, parlandoci attraverso i suoi protagonisti dello scontro tra popoli e culture. L’opera non vuole convincere lo spettatore di qualcosa, ma farlo riflettere. Vuole che si ponga delle domande a cui poi ognuno darà una sua risposta quando sullo schermo apparirà la parola fine. Cinemaniaco filmmartin scorseserecensionesilence
Ciao! Stavo leggendo proprio ora le nomination agli Oscar e purtroppo Silence non è presente 🙁 Rispondi
Non preoccuparti, uno spaziettino gliel’hanno trovato: è candidato come miglior fotografia. Ho anche scritto un post sull’argomento: https://wwayne.wordpress.com/2017/01/24/una-sorpresa-dietro-laltra/. Spero che ti piaccia! 🙂 Rispondi
Aaah…però è veramente un piccolo spazio per un film complicato ma molto potente. Davvero un peccato 🙁 Rispondi
I film complicati raramente vengono compresi subito: ricordiamoci che Pulp Fiction quando uscì prese soltanto un Oscar. C’è da dire tuttavia che ebbe la sfiga nera di doversela vedere con un colosso come Forrest Gump. La stessa situazione si sarebbe creata pochi anni più tardi con Will Hunting – Genio ribelle: in qualsiasi altro anno avrebbe vinto 10 Oscar, ma in quello della sua uscita dovette accontentarsi delle briciole cadute dal tavolo dello schiacciasassi Titanic. Speriamo che La La Land non ripeta un exploit come quello: odio quando un solo film si mangia tutta la torta… incrociamo le dita! 🙂